Ho finito Galveston di Nic Pizzolatto
Che poi, siamo onesti, non avessi visto True Detective, non ci sarei mai arrivata, no. Ma poi, in tre giorni tre di passione e nient’altro, le ho lette queste 266 pagine di Pizzolatto. La storia di Roy. Roy e le sue cicatrici, le sue donne. La storia di Rocky. Rocky. Combattente con la sconfitta scritta nel dna.
Ma divago. Scusate. I personaggi di Galveston, ti portano un po’ a spasso dove vogliono loro.
Ogni pagina mi sono fermata, l’ho riletta, mi sono segnata citazioni su citazioni. Mi ha fatto pensare tanto ad alcune persone che la mia vita la sfiorano solo. Mi ha fatto imprecare a denti stretti, e piangere. Sì.
[La storia è semplice. Un pregiudicato al soldo di un gangster, Roy Cady, scopre di avere un tumore ai polmoni. Proprio quel giorno, se non bastasse la vita stessa a volerlo ammazzare, ci tenta anche il suo boss. Da lì in poi, dopo aver incontrato una baby prostituta ed essere sfuggiti entrambi alla morte, comincia una sorta di storia on the road tesa e allo stesso tempo lenta allo spasimo. Ed è assolutamente un complimento, perché arrivati alla fine, se ne vorrebbe ancora e basta.]
Mi riservo per altri momenti giudizi sulla scrittura, anche perché penso lo rileggerò in lingua originale. Per sentire nelle parole di questo giovane scrittore, il gusto di umidità salmastra e sangue, che nella traduzione sono riuscita giusto ad annusarlo e basta.
E non c’è disagio nella paura descritta da Pizzolatto. La paura è paura. La tristezza è tristezza che ti porta a fondo. Il coraggio di descrivere un eroe così puro e così spaventato mi ha fatta soffrire, è vero. Ma in una storia le cose devono andare come devono andare.
(originariamente scritto il 18 aprile 2014)
Ad oggi ancora non ho letto la versione in lingua originale, ho sofferto tantissimo sulla prima stagione di True Detective ma mi è mancato il coraggio di affrontarne la seconda stagione.
Galveston di Nic Pizzolatto è edito da Mondadori Strade Blu.