Chilografia – diario vorace di Palla

Grazie al minuscolo club del libro di House of Books (iscriveteviscriveteviscrivetevi) sono già ad un buon numero di letture soddisfacenti e con l’anno nuovo c’è stata anche l’occasione di confrontarci con l’autrice del libro scelto per il mese di gennaio, Domitilla Pirro.

Chilografia

Il romanzo pubblicato da effequ è uno di quei romanzi che ti resta addosso, uno di quei romanzi in cui la protagonista diventa tanto familiare quanto un’amica di cui scorgi solo gli abissi e finisci per ritrartene. La protagonista, Palma ha una profondità enorme, enorme quanto la sua fame ed enorme quanto l’abisso che le alberga dentro. 

Chilografia

Prima di conoscere Palma ne conosciamo i genitori, insofferenti e superficiali in un’Italia anni ’80. Seguiamo poi la crescita di Palma e la sua trasformazione in Palla, da infante ad adolescente a giovane donna che non riesce a contenere la fame, ingorda e infelice. La seguiamo nella sua vita sentimentale e anche nel suo mondo virtuale, quello di SimCity con il suo bell’alter ego, Kate che la porta a scoprire un mondo strano, un mondo diverso, un mondo dove uomini venerano donne sovrappeso fino alle estreme conseguenze

Palla è un animo puro e corrotto al tempo stesso, vittima e carnefice, e la sua storia macabra è raccontata da Domitilla in modo schietto, selvaggia nella prosa cruda e pulsante. 

Chilografia è sbirciare attraverso il buco della serratura e immergersi nel grottesco. Ma è anche uno sguardo cupo dentro la solitudine, la violenza e i disturbi mentali. 

Come dicevo in apertura, ho avuto la fortuna di parlare di questo romanzo con la sua autrice, una chiacchierata piacevole nata sul gruppo di (House of) Bookclub.

Domitilla  per rompere il ghiaccio ti voglio chiedere, com’è nata Palma?

Risposta forse prevedibile, tipica da esordiente egomane (EE), eppure — giuro — sincera: Palla mi è apparsa. Lo ha fatto direttamente nelle vesti che assume a fine romanzo, vesti talmente… specifiche *eufemismo* che l’apparizione mi ha un poco turbata. Mi sono detta: cerchiamo di capire questa creatura da dove spunta, prendiamola alla larga. Ecco perché il secondo capitolo è in sua assenza, per così dire: per capire da dove spuntasse l’apparizione sono dovuta andare a cercare le sue radici; e quindi sua madre da prima che sapesse di essere sua madre, suo padre da prima che sapesse di essere suo padre.

Effettivamente conoscerla da prima che nascesse ha dato una profondità incredibile a Palla ed è proprio questa la sua forza. Come hai gestito questa sua fame atavica, insaziabile, come sei arrivata ad affrontare il feticismo per le donne in carne? Ti sei iscritta a qualche forum per poter studiare il fenomeno?

Grazie per le tue belle parole, Valentina. Provo un po’ a raccontarti il percorso. Qualche anno fa, durante un workshop tenuto dal prezioso  Paolo Sortino, l’autore di Elisabeth (Einaudi 2011), a noi iscritti era stata presentata una sfida: scrivere un racconto a partire da un fatto di cronaca affrontando la relativa fase di documentazione. Tuffi nella realtà, quindi, e negli atti giudiziari, nei reportage caricati in rete. Tuffi nella parte sommersa del web, anche: fino a raggiungere profondità davanti alle quali sarebbe stato istintivo, se non facilissimo, tirarsi indietro. Il frutto di quel mio primo ammollo verso l’immersione che è la scrittura era stato Sote’, un racconto che poi avevo sottoposto alla giuria ferocissima di 8×8 (ottenendo una galvanizzante vittoria e, più avanti, la rappresentanza da parte di  Oblique Studio). Ecco allora che qualche tempo dopo, quand’è apparsa Palla, ho capito subito di dover procedere alla stessa maniera: immaginato il suo mondo, via di lurking dalle parti di un sacco di siti che all’epoca pensavo si trovassero solo in inglese, e invece poi, beh, no.

Per quanto riguarda The Sims? Ci hai mai giocato? E se sì, frequentavi chat, hai intessuto rapporti con altri giocatori?

Simmissimamente sì! Ho addirittura The Sims 4, ma per mancanza di tempo non riesco a giocarci mai. All’epoca del 2 usavo modthesims o thesimsresource per tutti i contenuti scaricabili extra; sul resto ha prevalso la misantropia, invece.

Chilografia

Dunque, quanto c’è di te in Chilografia?

C’è un’abusatissima citazione maltradotta che qui casca a proposito, e che fa più o meno così: “Se in una famiglia nasce uno scrittore, quella famiglia è spacciata”, secondo Milosz. Si saccheggia sempre l’esperienza individuale quando si raccontano balle: è vero. In Chilografia c’è senz’altro qualche ricordo d’infanzia, qualche persona incontrata lungo il percorso, qualche luogo immaginato in cornici più che reali; e tanto dolore sfogato da amiche (e amici) negli anni, un saccheggio sfacciato di confidenze. Oltre a un certo gusto per il grottesco, va da sé!

Chilografia in fase di editing ha subito tagli e variazioni “pesanti”? Se sì, ce ne puoi dire?

No, fortunatamente tagli pesanti non sono mai stati proposti da nessuna delle realtà con cui ho avuto la fortuna di lavorare. Con  Oblique Studio  il testo è cresciuto molto aprendo finestre di approfondimento prezioso, in fase di editing post-rappresentanza; dopo il felice incontro con  effequ  come casa editrice, poi, le ulteriori scelte compiute sono sempre state rispettose dell’intreccio e della forma che il romanzo ha avuto sin dall’inizio.  

Ora che mi ci fai pensare, chi invece aveva proposto consistenti interventi di… censura, non trovo altro termine, è buona parte delle altre case editrici mostratesi inizialmente interessate a pubblicarlo per ragioni legate soprattutto allo stile. Quanto alla trama, infatti, l’epilogo è stato in varie occasioni ritenuto troppo disturbante per il pubblico — che ancora a giudizio di alcuni andrebbe “protetto” — oppure non in linea con dati parametri editoriali. Tradotto, sapessi che ridere dover leggere feedback à la: vabbè, alla fine era tutto un sogno, oppure: vabbè, il finale ovviamente lo devi riscrivere, oppure: vabbè, il finale lo devi togliere. L’incontro con effequ è stato prezioso a maggior ragione per questo, e mi ha ridato fiducia nel sistema intero, ti dirò: per la libertà concessami, da autrice, e per la folle passione con cui Francesco e Silvia difendono i testi ai quali lavorano, ragionando da lettori prima che da editori. Un vero lusso, per chi scrive.

L’uso del dialetto romano, che a me è piaciuto molto, com’è stato preso dai lettori?

Diverte, pare: essendo per molti una mera cadenza, un accento più che un vero e proprio dialetto autonomo — sdoganato da tanta cultura pop e quindi ormai riconoscibilissimo —, è parso a tanti un piccolo sigillo di verosimiglianza. Ma la parola qui va… a chi legge, non a chi scrive.

Grazie mille  Domitilla  per aver saziato la mia curiosità! È stato davvero interessante!

Ma grazie a te, Valentina, con tutto il cuore! Il mio e… quello di Palla.

Valentina Di Martino

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