Mia sorella è una foca monaca di Christian Frascella

“Picchiato da un imbecille fanatico di Terminator; umiliato  per via d’una zoccola; minacciato da un padre alcolista e scansafatiche; fratello di una monaca di clausura fuori di testa; figlio di una madre fuggita con un giovane addetto alla pompa; potenziale squartatore di pesci; in più, stanco, lurido, ammaccato. Nah, non c’era mica giustizia. La mia vita non procedeva per il verso giusto.”

3590_frascellalight_1235654562Una strada.

La prendiamo e ci ritroviamo nella periferia di Torino. Le case son grigie e sono gli anni ’80. Torino tutta fabbriche e strade poco affascinanti.

Seguiamo il protagonista di Mia sorella è una foca monaca, che non ha nome ma ha parenti che sono personaggi e non persone.

Il Capo. carismatico, ben piazzato, muratore saltuario e in nero, è il padre del protagonista.

La foca, la lercia, Santa Francesca dal Loculo, ragazzina dall’aspetto tetro e i modi antiquati dalla vita monacale, è la sorella del protagonista.

La Madre che non vedremo mai è  scappata anni addietro con un ragazzino addetto alle pompe di benzina.

Seguendo la strada, dunque, arriviamo nel cortile di una scuola durante un tipico pestaggio tra adolescenti. Il Nostro, affascinante e imbattibile. Uno sfigato un po’ buffo. L’Oscar Moya dei cortiletti. Uno sfigato impossibile. Vedo forse doppio? Il nostro protagonista ha forse poteri paranormali? No. Ha solo una fantasia sconfinata. Perciò, quello che è palese e visibile a tutti è: un ragazzo mingherlino, rigido sulle gambe che mena pugni all’aria. L’avversario, un mastodontico bulletto che tira calci e pugni efficacissimi. Facile capire il risultato.

Ma il Nostro, torna a casa da vero Eroe Dannato, una sigaretta fra le labbra.

Tra eventi del tutto normali e voli di pura fantasia, il protagonista ci presenta i bulli e le pupe del quartiere, il lavoro in fabbrica, il dolore e la rivelazione.

Dall’antipatia all’empatia. Nei contrasti di un sedicenne sfiga che non sa che farsene degli altri. Finché… finché. E’ un libro che mi ha fatto sorridere anche se a volte avrei voluto avere il protagonista tra le mani per strangolarlo. Le citazioni cinematografiche riempiono il protagonista lo rendono simpatico, gli donano la sicurezza che cerca disperatamente lo rendono un eroe, un cowboy, un vero macho. E io un film insieme a lui lo vedrei, anche.

Valentina Di Martino

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